New projects by Marta Pierobon and Brognon Rollin

MoRE – Museum of refused and unrealised art projects presents two new unrealised artworks. During his first twelve years, MoRE acquired projects from international contemporary artists, that opened their personal archives and shared their unrealised ideas with the public.

The new acquisitions will be on-line by today at moremuseum.org, two projects donated by Marta Pierobon and Brognon Rollin

Marta Pierobon (Brescia, 1979) donated to the museum the unrealized project CLAYING A long-term relationship.

The unrealized work by Marta Pierobon, born in Brescia in 1979, unfolds as a ten-day artistic performance where clay plays a central role in delving into the concept of space through “performative sculpture.” Utilizing clay as her primary medium, Pierobon sculpts not just the space but also a series of metamorphosed characters and objects that enliven an environment teeming with symbolism and evocation. Through deliberate gestures and adept handling of the clay, the artist weaves a narrative that prompts viewers to engage actively, reshaping segments of the performative space by employing clay to craft fleeting figures, images, and sculptures that both materialize and disintegrate, thus molding and reshaping the space.

The performance appears to evolve into a ritual, enhanced by a collection of costumes conceived by the artist herself, actively engaging the audience. This transformation turns the setting into a dynamic tableau vivant, a continually shifting scene where artist and audience coalesce as co-authors of the artistic endeavor. Within this context, space unveils its dynamic and active essence, assuming a pivotal role in the transformative journey of the artwork. The piece encourages a multifaceted reflection on space as a physical, mental, and emotional realm, spotlighting the intricate interplay between the individual, art, and spatial environment. Moreover, it seeks to exalt clay as a natural element intimately connected to the artist’s sculptural practice and to the earth.

David Brognon (Messancy – Belgium, 1978) and Stéphanie Rollin(Luxembourg, 1980) work with raw, often marginal social material where the recurrent themes are confinement, expectation and control. They donated to MoRE museum illuminé / Cielo non illuminato, a project that consists of the faithful reproduction of Horace-Bénédict de Saussure’s cyanometer on the internal walls of the Mont Blanc tunnel.

Brognon Rollin project originates from the idea of making the mountain disappear, at the same time offering a visual reference to the drivers who pass through the tunnel, by indicating the approaching end of the tunnel. The work grows from an actual fact: Stéphanie Rollin suffers from claustrophobia and every crossing of the tunnel is a painful experience for her, made a little more bearable thanks to long conversations with David Brognon. 

Ciel illuminé / Cielo non illuminato is a precise translation of an historical fact, filtered through a personal experience that transforms it into a poetic gesture.

The website http://www.moremuseum.org is made up of an archive of digital projects and has been realised also thanks to a collaboration with CAPAS, a research center of the University of Parma, of a space dedicated to exhibitions and of a section which host critical interventions and in-depth studies on the theme of the “unrealised”. With this objective, a network was formed around MoRE, made of professionals from the contemporary art world, art historians, critics, curators and experts, contributing with their different skills to the growth of the project inside the cultural association Others.


MoRE – Museum of refused and unrealised art projects presenta due nuovi progetti di opere mai realizzate. Nei suoi primi dodici anni di vita MoREha acquisito progetti di artisti di rilievo internazionale nel panorama dell’arte contemporanea, che hanno aperto i propri archivi, e condiviso con il pubblico le loro idee che per qualche motivo non si sono concretizzate. Da oggi saranno on-line all’indirizzo moremuseum.org le nuove acquisizioni di MoRE, donate da Marta Pierobon e Brognon Rollin.

Marta Pierobon (Brescia, 1979) ha donato a MoRE Museum il progetto non realizzato CLAYING A long-term relationship. L’opera è una performance artistica di dieci giorni, in cui l’argilla assume un ruolo centrale nell’esplorazione del concetto di spazio. Attraverso questo medium, l’artista dà forma a una serie di personaggi e oggetti effimeri e metamorfosizzati che animano un ambiente ricco di simbolismi e suggestioni. La performance sembra trasformarsi in un rituale attraverso una serie di abiti ideati dall’artista stessa e coinvolge attivamente i visitatori, trasformando l’ambiente in un tableau vivant in continua evoluzione, dove l’artista e il pubblico collaborano come co-autori dell’esperienza artistica. In questa cornice, lo spazio rivela la sua natura dinamica e attiva, assumendo un ruolo di protagonista nel processo trasformativo dell’opera. L’opera stimola una riflessione articolata sullo spazio, inteso come dimensione fisica, mentale ed emotiva, mettendo in luce le intricate relazioni tra individuo, arte e ambiente spaziale. Inoltre, vuole celebrare l’argilla come materia naturale strettamente legata alla pratica scultorea dell’artista e alla terra.

David Brognon (Messancy – Belgio, 1978) e Stéphanie Rollin(Lussemburgo, 1980) lavorano con materiale sociale grezzo, spesso marginale, all’interno del quale temi ricorrenti sono il confinamento, le aspettative e il controllo. A MoRE Museum hanno donato il progetto Ciel illuminé / Cielo non illuminato, che consiste nella riproduzione fedele del cianometro di Horace-Bénédict de Saussure sulle pareti interne del tunnel del Monte Bianco. Il progetto di Brognon Rollin nasce con l’idea di far idealmente scomparire la montagna e al tempo stesso dare un riferimento ai guidatori che attraversano il tunnel, indicando l’avvicinarsi dell’uscita: il lavoro ha origine infatti dalla profonda claustrofobia di cui soffre Stéphanie Rollin ad ogni traversata, e dalle discussioni affrontate insieme a David Brognon per rendere più sopportabile l’esperienza. Ciel illuminé / Cielo non illuminato è la traduzione precisa di un dato storico, filtrata da un’esperienza personale che la trasforma in un gesto poetico.

Il sitowww.moremuseum.org è composto da un archivio di progetti interamente in formato digitale, reso possibile anche grazie alla collaborazione con il centro CAPAS dell’Università di Parma, uno spazio riservato a esposizioni temporanee, e una sezione destinata a ospitare interventi critici e approfondimenti sul tema del “non realizzato”. Con questo obiettivo, intorno a MoRE si è costituito un network di professionisti provenienti dal mondo dell’arte contemporanea, storici dell’arte, critici, curatori e esperti del settore, che contribuiscono con le loro diverse professionalità alla crescita del progetto nell’ambito dell’associazione culturale Others.

Pubblicato in Uncategorized | Commenti disabilitati su New projects by Marta Pierobon and Brognon Rollin

Nuovi progetti di Ettore Favini e Alexandra Mir e una virtual exhibition dedicata a Pablo Echaurren

Lunedì 6 febbraio 2023 MoRE – Museum of refused and unrealised art projects presenta sei nuovi progetti e un’esposizione virtuale di opere mai realizzate. 
Nei suoi primi dieci anni di vita MoRE ha acquisito progetti di artisti di rilievo internazionale nel panorama dell’arte contemporanea: gli artisti hanno aperto i propri archivi, e condiviso con il pubblico le loro idee che per qualche motivo non si sono concretizzate. 
Da oggi saranno on-line all’indirizzo moremuseum.org le nuove acquisizioni donate da Pablo Echaurren, Ettore Favini e Aleksandra Mir.

La mostra virtuale Il quaderno dell’arte non fatta. Pablo Echaurren pensa a Marcel Duchamp, a cura di Cristina Casero e Valentina Rossi, restituisce un percorso incentrato su alcune opere non realizzate di Pablo Echaurren (Roma, 1952) che vedono al centro la figura di Marcel Duchamp. 
La mostra online inaugura a pochi giorni di distanza da Viola! Pablo Echaurren e gli indiani metropolitani, a cura di Sara De Chiara, presso la project room del MAMbo – Museo d’Arte Moderna di Bologna-Istituzione Bologna Musei.  Se la mostra (fisica) ospitata dal museo bolognese ha lo scopo di indagare la relazione tra Echaurren e la città emiliana facendo leva su una data centrale per entrambi come il 1977, la mostra virtuale si discosta dall’approccio politico dell’artista per indagare aspetti meno conosciuti della sua ricerca dedicati alla figura di Marcel Duchamp. 
La virtual exhibition si apre con alcune pagine di un taccuino su cui Echaurren scrive: “Il quaderno dell’arte non fatta. Solo pensata. Solo appuntata”, nota da cui nasce il titolo della mostra. In tutto l’esposizione è composta da cinque progetti riferibili a un vasto lasso temporale, dal 1977 fino a quelli ideati negli ultimi dieci anni. Com’è tipico nella eterogenea produzione dell’artista, i progetti fanno riferimento a differenti tipologie espressive: dalla parata intitolata Rouge Selavy (1977), all’installazione En attendant la mariée (2012),fino alla progettazione di monumenti dedicati a Duchamp come Momento fortuito (2015), o che vedono l’artista francese quale fonte di ispirazione, come nei più recenti Mon Alice Looking for a Rembrandt.

Ettore Favini (Cremona, 1974) ha donato a MoRE il progetto La vera rivoluzione è non cambiare il mondo(?), che prevedeva la realizzazione di una scritta di enormi dimensioni in tutto e per tutto uguale a un claim lanciato da ENEL, ma privo del punto interrogativo e subito ritirato per la denuncia di Greenpeace. Lunga almeno quindici metri e composta da lettere scatolate in alluminio verniciato di verde alte circa ottanta centimetri e da seicento lampadine a incandescenza, l’opera accesa avrebbe comportato un assorbimento di energia di tre kilowattora, pari a quella erogata per l’utenza di una qualsiasi casa italiana. Progettata dall’artista per denunciare il falso messaggio ecologico dell’azienda, l’opera sarebbe rimasta spenta fino a quando ENEL avesse prodotto energia pulita da fonti rinnovabili per oltre il 60%. Nel 2007 Favini ne propose la realizzazione in occasione della mostra Greenwashing, che si sarebbe tenuta alla Fondazione Sandretto Re Rebaudengo l’anno successivo, ma non fu realizzata per motivi di budget.

Aleksandra Mir (Lubin, Poland, 1967) presenta cinque progetti mai realizzati. 
Stonehenge II è la proposta di un’opera per uno spazio pubblico, originariamente presentata alla commissione Artangel/Times Open nel 1998, che prevedeva la costruzione di una replica di Stonehenge vicino all’originale, per ridurre il volume del traffico pedonale e salvare questo parte del patrimonio culturale da un’ulteriore distruzione. 
The Great Ears è un progetto per una scultura monumentale che avrebbe dovuto rappresentare due grandi orecchie, posizionate simbolicamente una sulla costa est e l’altra sulla costa ovest degli Stati Uniti d’America come sentinelle della nazione.
Wildflower Meadow consiste in una proposta per la riqualificazione della Gorbals Partnership, a Glasgow. Ispirata dalle ambientazioni liriche in cui Ingmar Bergman ha spesso messo in scena la sua idea di giovinezza romantica, isolata nella natura, protetta dai giudizi e dalle convenzioni, l’artista mirava a creare un sito che potesse racchiudere tutte le fasi di una vita e mantenere la stessa delicatezza e la stessa bellezza per tutto il tempo: “Vorrei proporre la creazione di un prato di fiori di campo. Che permetta ai bambini di giocare, agli adolescenti di fare sesso, agli adulti passeggiare e ricordi agli anziani la loro giovinezza”.
Narvik Superstars, commissionato dal Narvik City Council e da Artscape Nordland, proponeva di realizzare una stella su un marciapiede per ogni bambino nato nei futuri 5-7 anni a Narvik. Questa città norvegese rischiava di rimanere disabitata: in questo modo il lungomare sarebbe ricoperto di stelle, realizzate dalla stessa compagnia che fornisce la Walk of Fame di Hollywood.<
Cityforest si proponeva invece di raccogliere dopo le festività natalizie gli alberi di Natale, ripiantarli in un parco cittadino e lasciare che rimanessero allo stato naturale e regalassero il loro profumo alla città di New York fino a quando non si fossero completamente seccati. Il progetto è stato cancellato dai vigili del fuoco che non hanno gradito l’idea di una foresta fatta di alberi morti e secchi. 

Il sito http://www.moremuseum.org è composto da un archivio di progetti interamente in formato digitale, reso possibile anche grazie alla collaborazione con il centro CAPAS dell’Università di Parma, uno spazio riservato a esposizioni temporanee, e una sezione destinata a ospitare interventi critici e approfondimenti sul tema del “non realizzato”. Con questo obiettivo, intorno a MoRE si è costituito un network di professionisti provenienti dal mondo dell’arte contemporanea, storici dell’arte, critici, curatori e esperti del settore, che contribuiscono con le loro diverse professionalità alla crescita del progetto nell’ambito dell’associazione culturale Others

Pubblicato in Uncategorized | Commenti disabilitati su Nuovi progetti di Ettore Favini e Alexandra Mir e una virtual exhibition dedicata a Pablo Echaurren

Hidden Displays 1975-2020. Progetti non realizzati a Bologna

Ericailcane, Senza titolo, 2014, maquette
courtesy dell’artista

Un progetto di MoRE. a Museum of Refused and Unrealised Art Projects,
a cura di Elisabetta Modena e Valentina Rossi

Istituzione Bologna Musei | MAMbo – Museo d’Arte Moderna di Bologna
Project Room

7 ottobre 2021 – 9 gennaio 2022

Bologna, 27 settembre 2021 – La Project Room del MAMbo – Museo d’Arte Moderna di Bologna, spazio dedicato principalmente alla riscoperta di alcuni degli episodi culturali più stimolanti e innovativi originati in ambito bolognese e regionale, prosegue la sua attività con un nuovo progetto espositivo: Hidden Displays 1975-2020. Progetti non realizzati a Bologna, ideato da MoRE. a Museum of Refused and Unrealised Art Projects e a cura di Elisabetta Modena e Valentina Rossi, che si realizza con il supporto della Fondazione del Monte di Bologna e Ravenna e della Fondazione de Mitri di Modena.

La ricerca, l’esposizione e il volume edito da Edizioni MAMbo che esce in concomitanza con l’apertura della mostra nascono dal confronto tra due realtà: il MAMbo – punto di riferimento per l’arte contemporanea sul territorio bolognese ed emiliano-romagnolo – e MoRE, museo e archivio digitale che dal 2012 raccoglie, conserva ed espone virtualmente i progetti non realizzati di artisti del XX e XXI secolo. Attraverso il sito moremuseum.org è possibile scoprire progetti artistici che non sono stati realizzati per motivazioni tecniche, logistiche, ideologiche, economiche, morali o etiche, oppure perché utopici o impossibili da tradurre in realtà. Lo scopo del museo è quello di valorizzare questi progetti archiviando, sistematizzando e valorizzando i documenti, le immagini e i testi donati dagli artisti, nonché organizzando mostre, sia online che offline, convegni e seminari. 

Hidden Displays 1975-2020 scaturisce da una ricerca sviluppata sul territorio con l’obiettivo di rintracciare e studiare le mostre e le opere d’arte immaginate o progettate, ma non realizzate in ambito bolognese dal 1975, anno della nascita della Galleria d’Arte Moderna di Bologna nella sede di Piazza Costituzione progettata da Leone Pancaldi, a oggi. 
Attraverso il lungo lavoro di ricerca in archivio e il contatto diretto con i protagonisti del sistema dell’arte che gravita intorno a Bologna, sono emersi ricordi, esperienze, testimonianze e documenti di numerose occasioni rimaste nei cassetti degli artisti e dei curatori.
In mostra sono visibili una cinquantina di tracce di un racconto di fatto ancora ignoto: i documenti archivistici e i progetti artistici sono volutamente presentati in modo non lineare e non cronologico.

Dalla ricerca sono emerse numerose occasioni espositive rintracciate grazie a un lavoro di scavo svolto principalmente nell’archivio del MAMbo e in quelli privati della città. 
Gli archivi degli artisti hanno restituito una numerosa serie di progetti che sono illustrati in mostra secondo modalità discusse volta per volta con gli artisti stessi: alcuni hanno scelto di esporre i materiali originariamente sviluppati per la progettazione dell’opera poi non realizzata (documenti digitali o materiali analogici); altri hanno invece interpretato il lavoro in modo diverso, trasformando la documentazione progettuale in una traccia evocativa e utile a restituirne l’idea e il senso originari. 

progetti espositivi non realizzati dal 1975 ad oggi che sono emersi dalla ricerca sono proposti, ideati o sviluppati da curatori, artisti, critici e storici dell’arte: Lorenzo Balbi, Renato Barilli, Alberto Boatto, Palma Bucarelli, Maurizio Calvesi, Germano Celant, Giorgio Celli, Roberto Daolio, Mario De Micheli, Tano Festa, Guido Le Noci, Marinella Paderni, Concetto Pozzati, Maura Pozzati con Michele Corleone e Pierfrancesco Pacoda e Lea Vergine. 

Le opere non realizzate sono invece state ideate e proposte da artisti legati al territorio per diverse ragioni: Alessandra Andrini, Sergia Avveduti, Riccardo Baruzzi, Riccardo Benassi, Francesco Benozzo, Davide Bertocchi, Christoph Büchel, William Burroughs, Calori & Maillard, David Casini, Cristian Chironi, Luca Coclite, Cuoghi Corsello, Ericailcane, Emilio Fantin, Flavio Favelli, Irene Fenara, Simone Forti, Francesca Grilli, Daniel Gonzàlez, Jannis Kounellis, Claudia Losi, Eva Marisaldi, Fabio Mauri, Paul McCarthy, Matteo Meschiari, Giancarlo Norese, Francesca Pasquali, Stefano W. Pasquini, Chiara Pergola, PetriPaselli, Cesare Pietroiusti, Andrea Renzini, Davide Rivalta, Mili Romano, Andrea Salvatori, Marco Samorè, Enrico Serotti, Ivana Spinelli, Sissi, Luca Trevisani, Eldi Vejzai, Luca Vitone e ZimmerFrei.

In occasione di Hidden Displays 1975-2020. Progetti non realizzati a Bologna viene pubblicato un volumeomonimo, curato da Elisabetta Modena e Valentina Rossi, edito da Edizioni MAMbo realizzato su progetto grafico di Sartoria Comunicazione.
Il libro, che si apre con i saggi delle curatrici, organizza cronologicamente i risultati della ricerca, inevitabilmente non definitiva per il tema trattato, propone contributi scientifici e presenta i progetti e le mostre non realizzate come capitoli di una storia dell’arte contemporanea bolognese inedita e per forza di cose frammentata.
Il volume comprende inoltre una serie di interviste a figure che hanno caratterizzato la vita artistica della città quali: Adelaide Auregli, Renato Barilli, Franco Calarota, Mariuccia Casadio, Danilo Eccher, Silvia Evangelisti, Gino Gianuizzi, Claudio Marra, Simone Menegoi, Fabiola Naldi, Maura Pozzati, Anteo Radovan, Francesco Ribuffo, Giancarlo “Ambrogio” Vitali e Luca Vitone. 
Il catalogo si chiude con una postfazione di Marco Scotti, mentre le schede critiche sono curate da Ilaria Bignotti, Anna Bottoli, Monica Masucci, Elisabetta Modena, Claudio Musso, Fabiola Naldi, Valentina Rossi e Anna Zinelli. 

Durante il periodo di apertura della mostra è inoltre prevista la realizzazione di progetti emersi nella ricerca ed esposti in Project Room. Si inizierà sabato 11 dicembre 2021 con un progetto non realizzato di Emilio Fantin. Nella volontà delle curatrici non si tratta di re-enactment di opere ma piuttosto di post-enactment, ovvero di una pratica curatoriale che prevede la messa in scena, l’allestimento o la realizzazione di un’opera nata originariamente in un contesto specifico, non realizzata, e prodotta poi in un’altra situazione (in alcuni casi anche per mano di persone diverse). 

Per comprendere a pieno il senso di Hidden Displays 1975-2020, sono le stesse curatrici Elisabetta Modena e Valentina Rossi a offrire una chiave di lettura
“Nelle nostre intenzioni, questo volume e questa mostra non sono da intendersi come una sfilata di fallimenti. Al contrario, i progetti qui raccontati aprono infatti una riflessione sul labile confine tra ciò che può essere definito come realizzato e ciò che non può esserlo, perché i progetti qui presentati sono stati pensati, studiati e proposti: la loro dimensione materiale e reale sarà evidente nella Project Room del museo, in cui si affolleranno testi, bozzetti, maquette, carteggi, disegni, planimetrie, render, video, fotografie, appunti, ma anche idee, visioni, e speranze”.

MoRE. a Museum of Refused and Unrealised Art Projects nasce come progetto dell’Associazione Culturale Others ed è membro di CAPAS (Centro per le Attività e le Professioni delle Arti e dello Spettacolo) dell’Università di Parma. È composto da: Corrado Beldì, Ilaria Bignotti, Cristina Casero, Irene Guzman Craighero, Francesca Modena, Nina Però, Alberto Salarelli, Marco Scotti, Vanja Strukelj, Francesca Zanella e Anna Zinelli.
Assistente curatoriale e coordinamento generale: Anna Bottoli
Organizzazione: Monica Masucci 

Informazioni generali

MAMbo – Museo d’Arte Moderna di Bologna
via Don Minzoni 14 | 40121 Bologna 
Tel. +39 051 6496611
http://www.mambo-bologna.org
Facebook: MAMboMuseoArteModernaBologna
Instagram: @mambobologna
Twitter: @MAMboBologna
YouTube: MAMbo channel

Orari di apertura:
martedì, mercoledì, giovedì h 15-20
venerdì h 15-21
sabato, domenica e festivi h 10-21
chiuso: lunedì non festivi

Ingresso e biglietti: 
In applicazione del Decreto Legge n. 105 del 23 luglio 2021 per accedere ai musei, alle biblioteche, ai concerti e alle mostre temporanee è obbligatorio esibire alla cassa il green pass. Il green pass non è richiesto per le persone escluse per età dalla campagna vaccinale (fino a 12 anni) oppure esenti sulla base di motivazioni mediche certificate.
Intero € 6, ridotto € 4, gratuito possessori Card Cultura
Per evitare code e lunghe attese, l’acquisto online del biglietto è fortemente raccomandato sul sito: https://www.midaticket.it/eventi/mambo-museo-darte-moderna-di-bologna 

Istituzione Bologna Musei
http://www.museibologna.it
Instagram: @bolognamusei

Ufficio stampa Istituzione Bologna Musei
e-mail UfficioStampaBolognaMusei@comune.bologna.it 
Elisa Maria Cerra – Tel. +39 051 6496653 e-mail elisamaria.cerra@comune.bologna.it 
Silvia Tonelli – Tel. +39 051 6496620 e-mail silvia.tonelli@comune.bologna.it

Ufficio stampa MoRE
Irene Guzman press@moremuseum.org

Pubblicato in Uncategorized | Commenti disabilitati su Hidden Displays 1975-2020. Progetti non realizzati a Bologna

The lockdown of the projects

MoRE. a Museum of Refused and Unrealised Art Projects, museo digitale che da quasi dieci anni indaga la tematica del progetto artistico non realizzato, propone un convegno online dedicato a una riflessione sulle nuove prospettive progettuali emerse in ambito artistico, espositivo e critico durante e a seguito della pandemia: a settembre saranno proposte tre date ricche di interventi e dibattiti su questi temi, che vedranno alternarsi le voci di artisti, ricercatori, storici dell’arte, curatori italiani e internazionali.

Giovedì 16, 23 e 30 settembre, dalle 16 alle 19, si terrà online, su Zoom all’indirizzo https://bit.ly/TheLockdownoftheProjects e con streaming su pagine Facebook di MoRE e dei partner, il convegno The lockdown of the projects, a cura di Elisabetta Modena, Valentina Rossi, Marco Scotti, Anna Zinelli, organizzato da MoRE. a Museum of Refused and Unrealised Art Projects in collaborazione con MAMbo – Museo d’Arte Moderna di Bologna | Istituzione Bologna Musei e CAPAS – Università di Parma. Il comitato scientifico è composto da Lorenzo Balbi (MAMbo – Museo d’Arte Moderna di Bologna | Istituzione Bologna Musei), Cristina Casero (Università di Parma), Sara Martin (CAPAS, Università di Parma), Cesare Pietroiusti (Artista, Azienda Speciale Palaexpo, Roma), Alberto Salarelli (Università di Parma), Francesca Zanella (Unimore Università degli studi di Modena e Reggio Emilia). 

In questo particolare momento storico le ipotesi del non realizzato e le questioni legate alla digitalizzazione, due temi di ricerca per MoRE, sembrano essere centrali nel dibattito sulla progettazione artistica, sulla dimensione espositiva e sulla natura dell’archivio e del museo. 

A nove anni dalla sua nascita e a otto anni dal primo dossier che raccoglieva gli atti del convegno presso il Museo del Novecento di Milano, MoRE vuole interrogarsi nuovamente sui temi del progetto artistico, sui motivi che possono mettere in discussione la realizzazione di un’opera d’arte, sulle potenzialità degli strumenti digitali per preservare, valorizzare e animare il patrimonio storico artistico.

Nello specifico, ripartendo da una valutazione su quanto abbiano inciso le misure di contenimento della pandemia sulle attività espositive e in generale sull’intero sistema dell’arte, questo convegno vuole interrogarsi su come sono cambiati i progetti delle opere e le relative modalità progettuali degli artisti, sulle modalità con cui sono eventualmente stati riformulate le opere e sulle relative pratiche digitali.

Alla luce di quanto avvenuto – la pandemia e l’isolamento – sono emerse nuove prospettive di lettura legate alle ricerche artistiche o alla conservazione e trasmissione della memoria del lavoro? Alternando voci di artisti, ricercatori, storici dell’arte e curatori questo convegno affronta un cambiamento radicale del nostro modo di pensare il progetto artistico e le sue possibilità di realizzazione. 

Nel corso delle tre giornate di lavoro, articolate in conferenze, interviste e dialoghi a più voci e dedicate rispettivamente a Il progetto artistico non realizzatoIl non realizzato tra museo e archivio e Le istituzioni culturali e il digitale, più di trenta studiosi e curatori italiani e internazionali porteranno il proprio contributo.

Gli interventi di queste giornate di studio saranno raccolti in un dossier monografico pubblicato dalla rivista scientifica dell’Università di Parma “Ricerche di S/confine”.

Lorenzo Scotto di Luzio, Scala mobile con deserto, 2012, courtesy l’artista e MoRE museum.

MoRE. a Museum of Refused and Unrealised Art Projects, a digital musuem that since nine years explores the themes revolving around unrealised art projects,  presents an online conference dedicated to the new design perspectives that emerged in visual and performing arts, exhibitions and critical debates during and after the pandemic: three days full of interventions and debates on these themes will take place in September, with the voices of international artists, researchers, art historians and curators.

The lockdown of the projects, a conference curated by Elisabetta Modena, Valentina Rossi, Marco Scotti, Anna Zinelli, organized by MoRE. a Museum of Refused and Unrealised Art Projects in collaboration MAMbo – Museo d’Arte Moderna di Bologna | Istituzione Bologna Musei and CAPAS – Università di Parma, will be held online on Thursday 16, 23 and 30 September, from 4 to 7 pm, on Zoom https://bit.ly/TheLockdownoftheProjects and on the museum and partners official Facebook page. The Scientific Committee consists of Lorenzo Balbi (MAMbo – Museo d’Arte Moderna di Bologna | Istituzione Bologna Musei), Cristina Casero (Università di Parma), Sara Martin (CAPAS, Università di Parma), Cesare Pietroiusti (Artista, Azienda Speciale Palaexpo, Roma), Alberto Salarelli (Università di Parma), Francesca Zanella (Unimore Università degli studi di Modena e Reggio Emilia).

In this particular historical moment, we believe that the underlying assumptions of the unrealised and the issues concerning digitisation processes – two of the main research topics for MoRE – are still central to the debate on artistic design, exhibitions, and nature of the archive and the museum.

Nine years after its birth, MoRE explores the themes that concern the art project, the reasons that can question the realisation of an artwork, the potential of the digital tools for the preservation, enhancement and animation of the historical and artistic heritage.

Starting from assessing how much the containment measures related to the pandemic have affected activities, exhibitions, and the entire art system, this conference aims to question how the projects and the artists’ design methods have changed. How the artworks and related digital practices have been reformulated?

In the light of the events – pandemic and isolation – new perspectives emerged, related both to artistic research and the preservation and transmission of the memory of work processes? By alternating voices of artists, scholars, art historians and curators, this conference deals with a radical change in our way of reflecting upon the artistic project and the possibilities of its realisation.

During the three days, which will be divided into talks, lectures, interviews and dialogues and will be dedicated to The unrealised art projectUnrealised projects, between the museum and the archive and Cutural institutions and digital technologies, more than thirty international curators and researchers will participate in the discussion.

All the interventions will be published in a monographic issue of the University of Parma academic journal “Ricerche di S/Confine” by 2021.


Programma | Program
Giovedì | Thursday 16.09.2021
Il progetto artistico non realizzato | The unrealised art project

16:00 
Sara Martin e Valentina Rossi
Introduzione ai lavori | Introduction

16:15 
Cesare Pietroiusti 
L’opera al gerundio

16:45 
Lisa Le Feuvre
un’intervista con | an interview with Marco Scotti
Around failures

17:15 
David Horvitz
in conversazione con | in conversation with Elisabetta Modena
Lessons

17:45
Cristina Baldacci 
Fallimento e futuro. La rielaborazione come strategia artistica ai tempi del lockdown

18:15 
Pablo Echaurren
in conversazione con | in conversation with Cristina Casero
Dal non finito al non realizzato. La parabola di un’epoca

Giovedì | Thursday 23.09.2021
Il non realizzato tra museo e archivio | Unrealised projects, between the museum and the archive

16:00
Elisabetta Modena e Marco Scotti
Introduzione ai lavori | Introduction

16:15 
Lorenzo Balbi
Il Nuovo Forno del Pane al MAMbo, un modello possibile di Museo Reale

16:45 
Chiara Parisi
Il Centre Pompidou-Metz è il mio mantello

17:15 
Pietro Rigolo
La Mamma di Harald Szeemann

17:45 
Francesca Grilli e Teresa Macrì
in conversazione con | in conversation with Anna Zinelli
Performare in assenza
Tavola rotonda | Round table

18:30 
Ilaria Bignotti, Alessandra Donati e Maura Pozzati
Archivi d’artista: esperienze, progetti e prospettive
Tavola rotonda | Round table

Giovedì | Thursday 30.09.2021
Le istituzioni culturali e il digitale | Cutural institutions and digital technologies

16:30 
Anna Zinelli
Introduzione ai lavori | Introduction 

16:45 
Antonella Sbrilli
L’agone senza fine con le risorse in rete: un’esperienza in corso di ricerca, selezione, aggregazione e connessione

17:15 
Maristella Casciato e Margherita Guccione
in conversazione con | in conversation with Francesca Zanella
Archivi ed esposizioni. Mutamenti e prospettive

Tavola rotonda | Round table
18:00 
Andrea Viliani, Andrea Lissoni e Luca Lo Pinto, 
in conversazione con | in conversation with Valentina Rossi
Lockdown e il futuro dei musei 
Tavola rotonda | Round table

18:45 
Jeffrey Schnapp
in conversazione con | in conversation with Alberto Salarelli
È giunta l’ora di ripensare l’agenda delle istituzioni culturali?

Pubblicato in Uncategorized | Commenti disabilitati su The lockdown of the projects

MoRE Curators e Unrealised Exhibitions

Mercoledì 15 maggio 2019 MoRE presenta il progetto espositivo speciale MoRE Curators e la nuova sezione del sito Unrealised Exhibitions con la mostra non realizzata a cura di Luca Cerizza Rifare (male) una stella proposta nel 2015 per la 16a Quadriennale di Roma e che avrebbe presentato un’unica opera di Paolo Chiasera.

La mostra digitale MoRE Curators raccoglie progetti di artisti invitati per l’occasione da curatori esterni al museo. L’obiettivo della mostra è indagare diverse prospettive curatoriali aprendo il museo a contributi esterni. Articolando voci e stili curatoriali diversificati, la mostra presenta opere non realizzate di artisti di diverse generazioni e una rete di relazioni, prospettive, ricerche e approfondimenti inediti.

I curatori invitati sono: Simone Ciglia (storico dell’arte contemporanea, assistente ricercatore MAXXI, Roma), Elena Forin (curatrice indipendentee LaRete Art Projects), Antonio Grulli (curatore indipendente), Luca Lo Pinto (curatore Kunsthalle Wien), Fabiola Naldi e Claudio Musso (storici dell’arte, docenti e curatori indipendenti), Raffaella Perna (assegnista di ricerca, Sapienza Università di Roma), Christiane Rekade (curatrice, direttrice artistica Kunst Meran Merano Arte), Maria Chiara Valacchi (curatrice e giornalista).

Simone Ciglia presenta un progetto di Gianfranco Baruchello (Livorno 1924), Do it yourself confession del 1967. Si tratta di un confessionale concepito per auto-confessarsi.

Elena Forin ha scelto un progetto di Alessandro Sambini (Rovigo, 1982) che consiste in due “opportunità” rispettivamente per le città di Milano e Trieste, due lavori dedicati ai temi dell’immigrazione e del paesaggio che avevano l’obiettivo di costruire relazioni tra gli abitanti delle città e realizzare quindi installazioni nello spazio pubblico.

Antonio Grulli propone un progetto di Benni Bosetto (Milano, 1987). L’artista ha lavorato per un anno alla progettazione di un percorso espositivo allestito tramite sculture viventi in alcuni appartamenti di Via Eustachi a Milano. La mostra sarebbe stata visitata attraverso una mappa che avrebbe indicato ai visitatori una serie di luoghi in cui fruire delle performance.

Stazione di Emily Jacir (Betlemme, 1972) è invece la scelta di Luca Lo Pinto che presenta un intervento pubblico ideato, ma mai realizzato, dall’artista palestinese nell’ambito di Palestine c/o Venezia, un progetto collaterale della 53a Biennale di Venezia nel 2009. L’idea di Jacir era di tradurre in arabo i nomi di ognuna delle 24 fermate di vaporetti lungo il percorso n. 1 e di posizionare le scritte arabe su tutte le fermate accanto a quelle italiane.

Fabiola Naldi e Claudio Musso hanno invece selezionato una proposta progettuale di Ericailcane (Belluno), nata tra il 2013 e il 2014 nell’ambito della seconda edizione del progetto FRONTIER – La linea dello stile. L’artista, invitato dai curatori a concepire un’opera pittorica di dimensioni monumentali per lo storico Gasometro della città di Bologna, immagina una narrazione continua imperniata sulle figure di due enormi cani che si mordono la coda e che portano sulle spalle l’allegoria di due città o di due facce della stessa (Bologna?): una che vive in festante armonia e una che cammina in equilibrio su un filo.

Artisti coraggiosi. Natura morta – 2 di Pablo Echaurren (Roma 1951) è invece presentato da Raffaella Perna. Il progetto non realizzato è proposto nel 1974 alla Galleria La Margherita di Roma eprevedeva la partecipazione attiva dell’artista che, seduto dietro un tavolo negli spazi spogli della galleria, munito di fogli, forbici e colla, avrebbe coinvolto il pubblico in un’azione estemporanea: le persone interessate avrebbero dovuto comprare una sua opera, stabilendo a loro discrezione il compenso, in anticipo, senza ricevere alcuna informazione sull’acquisto. L’ipotetico cliente avrebbe dovuto consegnare all’artista l’ammontare in banconote, una o più di una, a seconda della scelta e della disponibilità. Le banconote sarebbero diventate l’opera stessa: tagliate, strappate o usate nella loro interezza sarebbero state incollate su fogli di carta e firmate, come fossero delle tradizionali “nature morte”.

Christiane Rekade propone invece Die Kristallader [La vena di cristallo] di Helen Mirra  (1970, Rochester New York), un progetto di arte pubblica per la città di San Gallo che l’artista ha presentato a un concorso nel 2004. Questo avrebbe dovuto consistere in un intervento nello spazio urbano che creasse un collegamento tra il nuovo Museo di Storia Naturale e il centro della città attraverso una linea irregolare scavata nell’asfalto e riempita con metallo lucido.

Maria Chiara Valacchi seleziona Rolls Royce di Wendy White (Deep River, CT, 1971) un progetto nato dall’esigenza di creare una mostra per la Rolls Royce Art Programme, iniziativa della celebre casa automobilistica a supporto di idee legate all’arte contemporanea. L’artista avrebbe realizzato dipinti di larga scala uniti a una serie di sculture in 3D, forgiate in oro cromato, ritraenti delle grandi lattine schiacciate e stese sul pavimento in maniera randomica per riflettere sul concetto di lusso.

MoRE inaugura poi Unrealised Exhibitions una nuova e importante sezione del proprio sito e archivio dedicata alle mostre non realizzate. Così come le opere d’arte non realizzate, anche le mostre che avrebbero potuto essere allestite e non lo sono state costituiscono infatti una diversa prospettiva con cui guardare alla storia dell’arte del XX e XXI secolo. Sono tante le occasioni che potranno essere raccontate e diverse le motivazioni che hanno costretto questi progetti a rimanere sulla carta (basti pensare alle occasioni più note come l’E42, mai realizzata, ma di cui rimane un intero quartiere nella capitale, la mostra di Hans Haacke Shapolski et al., Manhattan Real Estate Holding censurata al Guggenheim Museum di New York nel 1971 o la mostra La Mamma immaginata da Harald Szeemann a metà degli anni ’70).
MoRE ha del resto già affrontato il tema in diversi modi, per esempio nel saggio di Anna Zinelli, Pornographie. La sezione non realizzata alla documenta 5 di Kassel o tangenzialmente nel racconto di diversi progetti immaginati per occasioni espositive che quindi sono state diverse da come avrebbero potuto essere: con questa sezione MoRE decide quindi di impegnarsi anche su questo fronte di ricerca.

La nuova sezione del sito inaugura con una mostra non realizzata a cura di Luca Cerizza: Rifare (male) una stella.
Proposta da Luca Cerizza la mostra non realizzata poiché non selezionata dalla commissione della XVI Quadriennale di Roma, consiste in un unico quadro di piccole dimensioni dell’artista Paolo Chiasera che ritrae il curatore dell’esposizione stessa, Luca Cerizza, nell’azione di riprodurre un’opera di Maurizio Cattelan.  L’opera in questione,Senza Titolodi Cattelan esposta alla XII Quadriennale di Roma del 1996, era la riproduzione di una pagina del quotidiano “Avvenire” del 1978 in cui compariva la fotografia di Aldo Moro ostaggio (e poi vittima) delle Brigate Rosse davanti alla stella simbolo dell’organizzazione terroristica.

La mostra e i progetti saranno presentati domenica 19 maggio alle ore 16.00 al MACRO di Roma e giovedì 23 maggio alle 16.00 presso l’Aula Magna dell’Accademia di Belle Arti di Bologna. Oltre ai curatori di MoRE, Elisabetta Modena, Valentina Rossi, Marco Scotti e Anna Zinelli a Roma sarà presente Simone Ciglia, mentre a Bologna interverranno Elena Forin, Fabiola Naldi e Claudio Musso.

Pubblicato in Uncategorized | Commenti disabilitati su MoRE Curators e Unrealised Exhibitions

Esercizi quotidiani. A cura di Luca Vitone

Lunedì 1 aprile 2019, in occasione del suo settimo compleanno, con Esercizi quotidiani per la prima volta MoRE presenta una mostra virtuale curata da un artista e lo fa con Luca Vitone.
Strada percorsa negli ultimi anni da tanti musei, la scelta di affidare a un artista la curatela di una mostra è ricaduta sull’artista genovese, classe 1964, che da anni ha scelto di vivere a Berlino. Dopo la personaleWhen public remains private. Unrealised projects by Luca Vitone, a cura di Elisabetta Modena, per questa occasione Vitone ha invitato altri sei artisti con altrettanti progetti non realizzati: Mark Dion, Maria Eichhorn, Till Krause, Daniel Maier-Reimer, Veit Stratmanne Cesare Viel.
La scelta degli artisti, chiamati essi stessi a curare di persona la schedatura dei propri progetti, segue criteri di assonanza intellettuale e ricerca artistica, oltre che di amicizia.
Come scrive Vitone nel testo introduttivo della mostra, “Questi materiali testimoniano un fare che è quello principale di un artista: il pensare l’opera al di là della sua realizzazione. Non è del tutto importante che l’opera sia realizzata, la cosa importante è immaginarla e sedimentarla con un progetto, perché questo è l’esercizio quotidiano che un artista deve svolgere per mettere in moto la propria pratica utile alla realizzazione di opere finite”.

Mark Dion (New Bedford, Massachusetts- USA,1961) presenta un progetto proposto in occasione della celebrazione del centenario della mostra Panama-California Exposition del 1915per il Balboa Park di San Diego. L’artista americano avrebbe voluto costruire un centro informazioni per i visitatori del parco che raccogliesse e presentasse insieme le attività di varie istituzioni culturali. Il progetto (2012), che non sarà accolto dalla commissione preposta, è presentato attraverso 5 disegni fatti con matite colorate e mostra un padiglione esagonale con un tetto stravagante la cui struttura, fortemente iconica, allude alla cella di un alveare e al miele che qui è prodotto.
Maria Eichhorn (Bamberg, Germania,1962) presenta invece un progetto che prevedeva la costruzione di una torre di osservazione di 33 metri come una costruzione in acciaio da porre nel punto più alto di un paesaggio (1992-1994). La torre sarebbe stata aperta al pubblico in ogni momento. Ragioni e motivi per cui l’opera non ha visto la luce non sono illustrati.
Con The Square Opposite the Townhouse (1987-1995) l’artista tedesco Till Krause (Hamburg, Germania 1965) avrebbe invece voluto mantenere intatto uno spazio vuoto, zona dismessa nel centro di Amburgo, ultima traccia degli effetti della Seconda Guerra Mondiale sulla città. Per questa “piazza” nel business center della città, Krause formula due progetti che non vengono accettati: l’idea di recintare questo spazio e lasciarlo tale e quale, e la costruzione di un edificio panoramico in cui organizzare un archivio sulla storia di questo luogo.
Daniel Maier-Reimer (Hechingen, Germania, 1968) – artista noto per realizzare viaggi la cui presentazione è poi delegata solitamente a un altro artista – propone invece Journey from the Yellow Sea to the Sea of Japan (2015), un viaggio via mare che il museo coreano MMCA (National Museum of Modern and Contemporary Art) deciderà di non produrre, descritto qui da Till Krause nella scheda dell’opera.
Cesare Viel (Chivasso, Torino, 1964) presenta Tutto ciò che accade (2011), un progetto in cui due frasi (“Tutto ciò che accade” e “Sempre tutto intorno”) sarebbero diventate due striscioni trasportati da due aerei da turismo, performance aerea e installazione ambientale effimera allo stesso tempo. Il progetto, che non aveva committente e viene abbandonato per questioni economiche, è raccontato sul sito attraverso un’immagine e attraverso le stesse parole dell’artista.
Infine Veit Stratmann (Bochum, Germania, 1960) propone A lighting system (2012), un’opera invece “progettata per non essere realizzata”, un sistema di illuminazione urbana basato sui comportamenti delle persone che avrebbe connesso il discorso sulla sicurezza e la produzione di una buona coscienza.

Pubblicato in Uncategorized | Commenti disabilitati su Esercizi quotidiani. A cura di Luca Vitone

Due progetti mai realizzati di Oreste su www.moremuseum.org

Venerdì 8 marzo 2019 MoRE – Museum of refused and unrealised art projects  presenta due progetti mai realizzati di Oreste, in contemporanea con la mostra No, Oreste, No!, Diari da un archivio impossibile, in programma presso la Project Room del MAMbo di Bologna.

Oreste rappresenta un insieme variabile di persone – soprattutto artisti italiani – che sotto questo nome condiviso hanno portato avanti per quattro anni la creazione di uno spazio libero per l’espressione e la realizzazione di progetti.

Il primo progetto, oggi ricostruibile attraverso una serie di scambi di mail conservati nell’archivio dell’artista Giancarlo Norese, consiste nella proposta per un evento alla Tate Modern di Londra e muove da un invito da parte del curatore della sezione eventi del museo londinese aperto da poco meno di un anno. Il progetto avrebbe dovuto avere luogo nel giugno 2001 e viene inizialmente formulato come una “due giorni” dedicata alla creazione di relazioni tra spazi e iniziative artist-run e indipendenti, a livello internazionale, attraverso un momento conviviale che avrebbe dovuto includere anche la condivisione di contenuti, pubblicazioni e progetti e anche di cibo. Ridotto a una singola giornata, non è infine realizzato poiché il curatore responsabile individua una mancanza di focus nel progetto.

Il secondo progetto nasce su richiesta e iniziativa di Michy Marxuach curatrice che nell’estate 2000 invita Oreste a prendere parte a PR ‘ 00 [intervenciones múltiples – múltiples intervenciones] a San Juan (Porto Rico). L’evento, della durata di una settimana, prevedeva un programma di mostre e attività dedicato all’affermazione di una scena artistica alternativa in cui artisti locali venivano affiancati ad artisti internazionali, curatori, critici e organizzazioni. Oreste propone una installazione composta da oggetti, testi, fotocopie e immagini esposti su un muro che avrebbe interagito come un ipertesto analogico: selezionando un elemento un membro di Oreste avrebbe raccontato la storia al visitatore. La proposta non trova risposta da parte della curatrice e il progetto non è realizzato per motivi che non sono stati chiariti.

Nei suoi primi sette anni di vita MoRE ha acquisito progetti di artisti di rilievo internazionale nel panorama dell’arte contemporanea: Riccardo Baruzzi, Valerio Berruti, Davide Bertocchi, Bianco-Valente, Ivo Bonacorsi, Thomas Braida, David Casini, Siliva Cini, Mathis Collins, CRASH! (Scott King & Matthew Worley), Mario Cresci, Petar Dabac, Matthew Darbyshire, Maria Adele Del Vecchio, Jeremy Deller, Braco Dimitrijević, Emilio Fantin, Flavio Favelli,Regina José Galindo, Goldschmied & Chiari, Tomislav Gotovac, Franco Guerzoni & Luigi Ghirri, Ibro Hasanović, Debora Hirsch, Marijan Jevsovar, Hassan Khan, Julije Knifer, Kensuke Koike, Ivan Kozaric, G. Küng, Andrea Kvas, Ugo La Pietra, Runo Lagormasino, H.H. Lim, Claudia Losi, David Maljković, Mangelos, Elio Marchegiani, Eva Marisaldi, Vlado Martek, MASBEDO, Sandro Mele, Sabrina Mezzaqui, Jonathan Monk, Liliana Moro, Davide Mosconi, Oreste, Giovanni Ozzola, Giulio Paolini, Ivan Picelj, Cesare Pietroiusti, Marko Pogačnik, Luigi Presicce, Vjenceslav Richter, Antonio Scaccabarozzi, Paolo Scheggi, Lorenzo Scotto di Luzio, Duro Seder, Sissi, Veit Stratmann, Annika Ström, Marko Tadić, Sabrina Torelli, Gian Maria Tosatti, Luca Trevisani, Massimo Uberti, Enzo Umbaca, Marco Vaglieri, Josip Vanista, Eugenia Vanni, Grazia Varisco, Kostis Velonis, Luca Vitone, Silvio Wolf, Erwin Wurm & Coop Himmelb(l)au. Gli artisti hanno aperto i propri archivi personali, e condiviso con il pubblico le loro idee che per qualche motivo non si sono concretizzate.

Il sito http://www.moremuseum.org è composto da un archivio di progetti interamente in formato digitale, reso possibile anche grazie alla collaborazione con il centro CAPAS dell’Università degli Studi di Parma, uno spazio riservato a esposizioni temporanee, e una sezione destinata a ospitare interventi critici e approfondimenti sul tema del “non realizzato”. Con questo obiettivo, intorno a MoRE si è costituito un network di professionisti provenienti dal mondo dell’arte contemporanea, storici dell’arte, critici, curatori e esperti del settore, che contribuiscono con le loro diverse professionalità alla crescita del progetto nell’ambito dell’associazione culturale Others.

Pubblicato in Uncategorized | Commenti disabilitati su Due progetti mai realizzati di Oreste su www.moremuseum.org

Proposals, dreams and utopias from Zagreb. A selection of unrealized and refused art projects by MoRE Museum

 

x

xxx

David Maljković, Lost Pavillion, fotografia della maquette, 2009. Courtesy MoRE e l’artista.

9 Novembre – 8 Dicembre 2018
Inaugurazione: Venerdì 9 Novembre, ore 12 

Ivan Picelj Archive, MSU,
Av. Dubrovnik 17, 10000 Zagabria

www.moremuseum.org

La mostra Proposals, dreams and utopias from Zagreb. A selection of unrealized and refused art projects by MoRE Museum nasce da una residenza che il gruppo di ricerca di MoRE a Museum of refused and unrealized art project ha svolto nella primavera 2017 invitato da MSU – Muzej suvremene umjetnosti di Zagreb a indagare la scena artistica contemporanea della città.

La mostra, curata da MoRE Museum (Ilaria Bignotti, Elisabetta Modena, Valentina Rossi, Marco Scotti e Anna Zinelli) con la collaborazione di Jasna Jaksic e Vesna Mestric (MSU) inaugurerà il 9 novembre presso Ivan Picelj Archive del MSU e contemporaneamente sul sito di MoRE e sarà l’occasione per esporre progetti non realizzati di artisti che hanno lavorato nella città di Zagabria: Tomislav Gotovac, Pero Dabac, David Maljković, Vlado Martek, Ivan Picelj, Marko Pogačnik, Zvonimir Radic, Vjenceslav Richter, Aleksandar Srnec e Marko Tadic.

Durante la residenza il gruppo di curatori con la collaborazione del MSU ha rintracciato negli studi e negli archivi degli artisti numerosi progetti non realizzati, pensati a partire dagli anni Cinquanta fino a oggi: grazie all’interazione tra le due mostre, quella “reale” e quella digitale, sarà possibile scoprire progetti come The Total Portrait of the City of Zagreb (1979) di Tomislav Gotovac (Sombor 1937 – Zagreb 2010), una bozza di sceneggiatura studiata per un documentario non realizzato sulla città di Zagabria; Lost Pavillion, un padiglione non realizzato progettato da David Maljković (Rijeka, 1973), per la città di Lione; la storia di un museo non realizzato nella città, il Muzej za fotografiju – Museum of photography (1986) di Pero Dabac (Zagreb,1942). Esposti anche i progetti concettuali a metà tra ricerca linguistica e visiva di Vlado Martek (Zagreb, 1951) come Ambivalentna tautologija (2013-2014) e Ništa (2015); i due video non realizzati di Marko Tadic (Sisak, 1979) The moons (2011) parte di un più ampio progetto poi effettivamente realizzato in cui l’artista si proponeva di documentare l’esistenza di una seconda luna e The room (2009) video in stop animation su una seduta spiritica e il progetto per una serie di sculture urbane – realizzate, ma in parte rimosse – di Marko Pogačnik, Litopuncture (2004) nell’ambito del progetto “Urban Interventions” organizzato dal centro “Sirius” e promosso dal MSU.

In mostra anche due già noti progetti storici: il Padiglione Jugoslavo immaginato, ma non realizzato, per l’Esposizione di Parigi nel 1950, frutto del lavoro condiviso di Ivan Picelj (Okučani, 1924-Zagreb, 2011), Zvonimir Radic (Zagreb 1921-1985), Vjenceslav Richter (Drenova, 1917-Zagreb, 2002) e Aleksandar Srnec (Zagreb, 1924-2010); e Synthurbanism progetto visionario di Vjenceslav Richter immaginato tra gli anni ‘50 e ‘60.

invito digitale_eng

Pubblicato in Uncategorized | Commenti disabilitati su Proposals, dreams and utopias from Zagreb. A selection of unrealized and refused art projects by MoRE Museum

WunderMoRE

WunderMoRE
a cura di Ilaria Bignotti, Elisabetta Modena, Valentina Rossi e Marco Scotti
A partire dal 5 giugno 2018 la quadreria si arricchisce di dieci nuovi progetti

7 marzo-8 luglio 2018
MAXXI – Museo nazionale delle arti del XXI secolo
Via Guido Reni, 4/a – Roma

7 marzo scorso negli spazi gratuiti del foyer Carlo Scarpa del MAXXI – Museo nazionale delle arti del XXI secolo di Roma, la mostra WunderMoRE restituisce, attraverso una quadreria di immagini, l’archivio di progetti non realizzati di MoRE a Museum of refused and unrealised art projects (www.moremuseum.org), piattaforma digitale che raccoglie, conserva ed espone on-line progetti non realizzati di artisti del XX e XXI secolo. Si tratta del primo appuntamento nel 2018 di THE INDEPENDENT – il programma del MAXXI dedicato alle realtà indipendenti, che vede protagonista MoRE come vincitore di i8, il format di ArtVerona, a cura di Cristiano Seganfreddo, dedicato agli spazi indipendenti, che includeva fra i suoi premi l’esposizione al MAXXI.

WunderMoRE vuole proporre una visione unica e densa dell’archivio, mostrandone l’eccezionalità e alludendo all’idea di collezione, alla storia del museo e della museologia. Come suggerisce il titolo, il tema centrale dell’allestimento è la meraviglia, intesa come insieme di mirabilia, naturalia et artificialia, oggetti facenti parte delle antiche Wunderkammer, prime forme di esposizione del collezionismo, ma anche  come quella fondamentale componente del progetto d’artista collegata alla visionarietà e alla potenza evocativa.

A partire dal 5 giugno 2018, la quadreria si arricchisce di dieci nuovi progetti provenienti dall’archivio di MoRE, che non sono stati realizzati per motivazioni di diversa natura, tra cui numerosi esempi di idee che destano meraviglia, per la loro natura spettacolare o utopica, o per le loro caratteristiche intrinseche.

Se Franco Guerzoni propone di portare l’arcobaleno all’interno di una galleria con Fontana in galleria, 1969, la Fiat 126 rossa di Liliana Moro sarebbe dovuta rimanere con il motore acceso per tutta la durata di documenta 9, agganciata attraverso un cavo d’acciaio che attraversava tutta la Neue Galerie di Kassel (Tiramolla 92).
Ci sono poi alcuni inviti “sorprendenti”: quello di Enzo Umbaca al calciatore Alessandro Del Piero, che Gianni Agnelli aveva soprannominato “Pinturicchio” (Del Piero, 2007); quello di Runo Lagomarsino ai tatuatori (Dear Tattooist, 2013), nuovi cartografi di una mappa del mondo immaginata da chi dipinge storie sulla pelle delle persone; quello ai visitatori della fiera londinese Frieze da parte di Sissi, che avrebbe voluto lavorare direttamente sui soprabiti lasciati durante la visita nel guardaroba trasformato per l’occasione in un laboratorio di taglio e cucito (Cloakroom workshop, Frieze, 2013). I progetti di Flavio Favelli, Giallo-Dromo, 2009, e di Invernomuto, Noises from Above(2005-?) si sarebbero invece confrontati con realtà storicamente significative del nostro Paese: il primo con la centrale nucleare a Caorso smantellata nel 2009; i secondi con l’aeroporto militare di San Damiano, posto a poca distanza da un santuario legato all’apparizione della vergine Maria nei primi anni Sessanta, ancora nel piacentino, terra natale dei due artisti.
Un vero e proprio omaggio alla piccola città in cui vive nelle Langhe è invece quello offerto da Valerio Berruti con la Rotonda di Verduno, 2009, il progetto di una scultura per una rotatoria. Anche il museo come luogo di esposizione, ma soprattutto come istituzione attiva e parte della società, compare infine in questa quadreria: il Louvre nel progetto non realizzato di Giulio Paolini, Quadro generale, 2010-2012, e il MAXXI nella proposta di Massimo Uberti, Esser Spazio, 2008.

Tra i progetti già presenti in quadreria non manca la monumentalità e spettacolarità dell’arte pubblica che mira a modificare il paesaggio come il progetto firmato da Erwin Wurm & Coop Himmelb(l)au, Forum Volgelsang Banana, 2008, l’enorme altalena di Veit Stratmann, The Rhine Swing, 2000, Il fiore e la pietra di Debora Hirsch, 2002 o la Proposal for the Olympic Park Gateways, 2012, di Jeremy Deller, che immagina una struttura simile a Stonehenge, o a un menhir, per evidenziare le entrate e le uscite del parco olimpico costruito per ospitare gli impianti di Londra 2012.

Altrettanto coinvolgente sarebbe stato camminare all’interno del Cannocchiale Ottico  Percorribile di Paolo Scheggi nel centro di Firenze nel 1968, e percettivamente straniante giungere di fronte a Rotazione continua orizzontale, 1975, di Antonio Scaccabarozzi, un intervento pittorico ambientale proposto dall’artista per la facciata della Scuola Materna di Merate. Il progetto di Gian Maria Tosatti assume invece connotazioni decisamente monumentali e ambiziose ne Il palazzo di Atlante, 2013.

L’idea di meraviglia si fonda sull’inatteso: come una presenza imprevista quale potrebbe essere un leone vivo in un museo, nel progetto di Braco Dimitrijević, Lion walking freely in the Louvre, 1996, o come il mitico mondo di Sandokan proiettato in una periferia cittadina per Luca Vitone, Una tigre per Torino, 2002; trovarsi nel mezzo di una scenografia teatrale: Grazia Varisco, Arciteatro, 2000, o imbattersi in una scala mobile in mezzo al nulla, Lorenzo Scotto di Luzio, Scala mobile con deserto, 2012, o ancora trovarsi faccia a faccia con il quarto plinto di Trafalgar Square a Londra trasformato in un’enorme mensola domestica da Matthew Darbyshire, Knick Knacks, 2012. Intervenire sul concetto e sulle tipologie del monumento in questo senso rappresenta un interessante esperimento di natura (anche) sociologica, come nel caso del Monument for a Forgotten Education di Kostis Velonis, 2016.

L’idea di meraviglia legata alla finzione e all’illusione caratterizza ancora oggi la ricerca degli artisti contemporanei, anche se in chiave concettuale. Ne sono esempi, in modo diverso, le Finestre di Cesare Pietroiusti, 1989, i Caleidoscopi (Kaleidoscopes) di Claudia Losi, 2004, le illusioni costruite da Silvio Wolf, I Nomi del tempo, 2009, Un solo orizzonte di Giovanni Ozzola, 2003, o le forme scultoree che sembrerebbero uscire da ll pop up che non si apre, 2011 di Luca Trevisani.

La meraviglia può essere anche negli occhi di guarda, per esempio quelli dei più piccoli, protagonisti dei progetti non realizzati di Silvia Cini, Plastic Oplalà, 2004, e racchiusa nella valigetta di Eva Marisaldi, Metto in moto il prato e partiamo, 2004, o nel progetto di un parco giochi per bambini con elementi ispirati ai disegni del biologo, zoologo, filosofo e artista tedesco Ernst Haeckel immaginato da David Casini, Io non piango mai, 2010.

Indagini botaniche di mirabilia e naturalia sarebbero state condotte a fianco di scienziati da Ibro Hasanović per Lilium Bosniacum, 2004 e da Mathis Collins per Quercus suber Utopia, 2014, un progetto che si caratterizza però con una forte carica sociale, elemento determinante anche in progetti come quello per una nuova rivista di Hassan Khan, Sketches for an unrealised magazine, 1995 dedicata a tematiche e immaginari intrecciati tra loro o quello di documentazione della meraviglia insita in una (critica) quotidianità in Cartoneros, un progetto di Sandro Mele, 2006.

Ancora la meraviglia è in viaggi verso mete impossibili da raggiungere, come quello che sarebbe stato intrapreso per rintracciare l’enorme isola di rifiuti che si dice galleggi in mezzo all’Oceano Pacifico da Goldschmied & Chiari, Looking for the island, 2007, o addirittura lo spazio per Davide Bertocchi, Meteorite al contrario, 2010.

Fondamentale poi lo spazio urbano, ora riletto attraverso il suono come in TRITON, 1976-77 e in La luce del suono, 1984-86 di Davide Mosconi, oppure trasformato nel set di una performance dove un coro notturno sarebbe stato introdotto da 50 skater rumorosi per Annika Strom nel progetto non realizzato Proposal for a performance work at Sergels Torg, Stockholm, 2016.

La meraviglia contiene anche una natura epifanica o “letteralmente” miracolosa, come accade nell’opera dell’artista malese H.H. Lim Omaggio a Woytila, 2005, un progetto di mostra per ringraziare il papa, a seguito di un incidente automobilistico che l’artista ebbe e da cui uscì illeso.

Utopia e distopia destano meraviglia: la rinascita di una città basata sulle arti dopo un devastante terremoto in Monolite in bilico di Elio Marchegiani è un progetto pensato per la nuova città di Gibellina nel 1979; le proposte evidentemente inverosimili dell’artista inglese Scott King, A Better Britain, 2010, un progetto realizzato sotto il nome di Crash! insieme a Matthew Worley, che consiste in una serie di 12 proposte irrealizzabili per la Gran Bretagna contemporanea. Queste possono essere accostate al lavoro di Jonathan Monk in Small Proposal Book, 1990. Ma anche la provocazione distopica di Luigi Presicce, che con La Camera della Morte, 2012, propone una (irrealizzabile) performance che prende ispirazione dalla mattanza dei tonni ipotizzando un surreale ribaltamento di ruoli.

Anche la pittura può essere estremamente significativa, sia quando si trasforma in performance – Riccardo Baruzzi, D.X XY, 2013 – sia quando si fa immaginazione come nei taccuini di Andrea Kvas Taccuino, 2015 e negli Studi per quadri non realizzati. Quaderno 16 di Thomas Braida, 2015-2016.

Esistono poi progetti che di per sé contengono aspetti meravigliosi e insoliti, come la vicenda della residenza del gruppo Gorgona riunito nel 1991 dal collezionista ed editore Francesco Conz per un’edizione d’artista poi mai pubblicata.

Il sito www.moremuseum.org è composto da un archivio di progetti interamente in formato digitale reso possibile anche grazie alla collaborazione con il centro CAPAS dell’Università degli Studi di Parma, uno spazio riservato a esposizioni temporanee, e una sezione destinata a ospitare interventi critici e approfondimenti sul tema del “non realizzato”. Con questo obiettivo, intorno a MoRE si è costituito un network di professionisti provenienti dal mondo dell’arte contemporanea, storici dell’arte, critici, curatori e esperti del settore, che contribuiscono con le loro diverse professionalità alla crescita del progetto nell’ambito dell’associazione culturale Others.

THE INDEPENDENT è un progetto di ricerca del MAXXI – Museo nazionale delle arti del XXI secolo a cura di Giulia Ferracci ed Elena Motisi, incentrato sull’identificazione e promozione degli spazi e del pensiero indipendente. Il progetto vuole ampliare e sfidare i limiti attuali delle istituzioni museali, elaborando diversi modi per agire nella contemporaneità. THE INDEPENDENT esplora i contenuti delle realtà innovative che operano nelle discipline delle arti, dell’architettura, del design e delle Social Practice; monitora la crescita degli spazi autonomi attivi nel panorama nazionale e internazionale; applica una strategia di conoscenza virale, nella quale ciascun gruppo indipendente ha il proprio spazio virtuale dove diffondere le proprie attività. Il sito internet dedicato www.theindependentproject.it comprende una mappatura crescente delle realtà autonome e offre loro un territorio comune di scambio e uno spazio per segnalare in tempo reale i propri appuntamenti. Dal 2017 THE INDEPENDENT assume una nuova veste: negli spazi gratuiti del foyer Carlo Scarpa, il wall si anima periodicamente con una configurazione sempre nuova, presentando una selezione di gruppi indipendenti italiani e internazionali. Parallelamente, il progetto è arricchito dal giornale on line Garibaldi, che indaga attraverso uno sguardo molteplice, temi e contesti geografici differenti.

Orari
Dal martedì al venerdì 11.00-19.00
Sabato 11.00-22.00
Domenica 11.00-19.00

Chiusure
Tutti i lunedì, il 1 maggio e il 25 dicembre
www.maxxi.art

Pubblicato in Uncategorized | Commenti disabilitati su WunderMoRE

Archivio: visione, progetto, sistema. Dialoghi e confronti tra storia e contemporaneità

braida.jpg

Thomas Braida, pg 39, quaderno 18, 2017/2018, courtesy l’artista 

Domenica 4 febbraio 2018 nella Talk Area di Arte Fiera, si terrà il talk Archivio: visione, progetto, sistema. Dialoghi e confronti tra storia e contemporaneità a cura di CUBO, Centro Unipol Bologna.

L’incontro, moderato da Angela Memola, vedrà la partecipazione di Cristina Baldacci, Ilaria Bignotti, Marco Scotti e Valentina Rossi per MoRE museum, Eleonora Frattarolo, Christian Caliandro, e approfondirà il tema dell’archivio e della catalogazione, del censimento e della autenticazione dell’oggetto artistico, riconoscendo nella pratica di archiviazione un modo e un metodo, tra i tanti possibili, di studiare la storia dell’arte. 

Archiviare il non realizzato: il caso del MoRE museum è il titolo dell’intervento di Marco Scotti e Valentina Rossi. MoRE. a Museum of refused and unrealised art projects è un museo digitale che raccoglie, conserva ed espone on-line progetti non realizzati di artisti del XX e XXI secolo.  Il museo, accessibile al sito www.moremuseum.org, raccoglie ed espone progetti rimasti incompiuti per motivazioni tecniche, logistiche, ideologiche, economiche, morali o etiche, oppure semplicemente utopici o impossibili da realizzare, appositamente pensati per occasioni specifiche, in precisi contesti anche se non necessariamente su committenza. Lo scopo di questo progetto è valorizzare e conservare attraverso i documenti e i materiali raccolti che ricostruiscono, insieme alla scheda realizzata dal curatore, i progetti mai realizzati. Attraverso ricerche, articoli, seminari e pubblicazioni MoRE vuole inoltre studiare i progetti conservati, sfruttando appieno tutte le potenzialità attuali del web.

Questa conversazione sarà l’occasione per ripercorrere i primi sei anni di attività, tra opening virtuali, ricerche, mostre, residenze conferenze e progetti futuri: in occasione di Arte Fiera 2018 sarà infatti presentata la mostra virtuale di pittura non realizzata a cura di Valentina Rossi, con i progetti di Riccardo Baruzzi, Thomas Braida, Andrea Kvas eEugenia Vanni.
Pubblicato in Uncategorized | Commenti disabilitati su Archivio: visione, progetto, sistema. Dialoghi e confronti tra storia e contemporaneità